Chi non ha mai dubbi o incertezze sulla relazione o sul proprio partner? Praticamente nessuno. Ma c’è chi di preoccupazioni ne ha fin troppe e pure ingiustificate: in quel caso si parla di disturbo ossessivo compulsivo da relazione.
Chi ne soffre prova disagio personale e di coppia. Attenzione però perché non è solo il rapporto con l’altro sesso a provocare questo disagio. Il disturbo ossessivo compulsivo può esserci anche nelle relazioni con i propri genitori, con i figli, con i maestri e, a volte, persino con Dio.
La ricerca, al momento, si è concentrata in particolare sulle relazioni sentimentali con i partner. I dubbi all’interno di una coppia, le incertezze finiscono per contaminare anche altre aree della vita, come quella lavorativa, quella sociale. E’ il caso di riflettere attentamente se si pensa di provare una qualche patologia di questo tipo perché è il momento, probabilmente, di chiedere un aiuto esterno. Che sia di uno psicologo o di uno psichiatra.
Sintomi del disturbo ossessivo compulsivo da relazione
Come facciamo a capire se i nostri dubbi e le nostre incertezze sul rapporto con il partner e sulla relazione sono quelli normali e comuni di tanti individui o nascondono una malattia? Ci sono alcuni sintomi che sono campanelli d’allarme da non trascurare.
Il disturbo ossessivo compulsivo da relazione si manifesta quando i dubbi diventano ossessivi, così come le preoccupazioni riguardo alla relazione sentimentale. Vengono messe in atto condotte compulsive per alleviare l’ansia e il disagio provocati dalle ossessioni. Possono essere pensieri che portano a domande del tipo: è la persona giusta per me? Possono assumere la forma di impulsi, come quello di lasciare il partner.
Ossessione, dunque, ma anche compulsione. Controllo costante dei propri sentimenti e pensieri verso il partner e la relazione, il ricorso a feedback esterni (quanto tempo passa con me rispetto a quello che passa con gli altri), ricerca continua di rassicurazioni o di auto rassicurazioni.
E ancora: confronti tra le caratteristiche e i comportamenti del proprio partner e quelli di altri potenziali partner; neutralizzazioni (tentativo di annullare le ossessioni visualizzando momenti felici vissuti con l’altro). Si evitano le situazioni che possono innescare le ossessioni (uscire con coppie di amici considerate perfette, guardare commedie romantiche).
Le compulsioni hanno una caratteristica: sul breve alleviano l’ansia, ma nel medio lungo periodo peggiorano i sintomi. E la relazione con il partner peggiora.
Le cause del disturbo
Non è facile individuare le cause che portano una persona a soffrire di questo disturbo. Gli studi hanno riscontrato vulnerabilità nel dominio relazionale e attaccamento ansioso tra le cause. Per esempio: sensibilità a intrusioni che sfidano la percezione di sé nell’ambito relazionale può innescare credenze catastrofiche.
Se l’autostima finisce per dipendere dal valore attribuito al proprio partner, ogni pensiero connesso a un suo eventuale difetto può portare ai sintomi ossessivo – compulsivi focalizzati sul partner. Si arriva a pensieri del tipo: non è abbastanza intelligente per me. E a monitorare costantemente gli errori grammaticali del partner per tentare di trovare una ragione al pensiero.
Il disturbo può venire fuori anche a causa delle numerose scelte di partner che si possono trovare in rete, sui siti di appuntamenti. Fino a quel momento, magari, non si era mai arrivati a pensare di poter fare confronti e ora invece si fanno in modo ossessivo – compulsivo.
Molti pazienti riferiscono infine una storia familiare con conflitti intensi e manifesti tra i genitori, per cui si diventa maggiormente vulnerabili al disturbo ossessivo compulsivo da relazione.
Come si guarisce dal disturbo ossessivo compulsivo
I pazienti che soffrono di questo disturbo se ne rendono conto e chiedono aiuto nei momenti di instabilità relazione. In questi momenti, si associano anche altri problemi come la depressione, altri disturbi d’ansia o sintomi ossessivi. Si arriva quindi alla diagnosi e alla terapia seguente. Che dovrebbe comprendere psico educazione e identificazione, quindi la messa in discussione degli schemi di pensiero e delle percezioni di sé disfunzionali. Infine, le paure e le difese legate all’attaccamento.
La psico educazione serve a far comprendere al paziente il modello concettuale del disturbo e l’influenza dei sintomi sui processi decisionali. Nonché l’impatto dei sintomi sulla capacità di provare sentimenti. Si cerca di raggiungere un accordo sul fatto di posporre ogni decisione riguardo la relazione che si sta vivendo a quando i sintomi si saranno ridotti.
Sulla componente cognitiva del trattamento, si devono identificare e mettere in discussione credenze sbagliate tipiche del disturbo: intolleranza dell’incertezza, importanza dei pensieri, perfezionismo. E le credenze catastrofiche sulle relazioni. Si può provare a far scrivere al paziente elaborati sulla paura del rimpianto e scenari temuti, a far vedere alla persona siti e film che possono essere fattori di innesco.