Partiamo col dire che in medicina si distinguono tre principali tipi di ernie: il laparocele, l’ernia inguinale e l’ernia ombelicale. A tutte le età si può soffrirne ma, statistiche alla mano, è molto più frequente tra i bambini (anche se di solito si risolve da sola nel primo anno e mezzo di vita), e la causa sta nella natura stessa del cordone ombelicale, che porta alla chiusura della parete addominale.
L’ernia ombelicale in età adulta, invece, ha tutta un’altra spiegazione e sintomatologia. La causa, infatti, è la debolezza dei muscoli addominali e, al contempo, l’aumentare della pressione intra-addominale. Diciamo subito che, nella maggior parte dei casi, per risolvere questo fastidioso problema è necessario ricorrere ad un intervento chirurgico.
Ernia: di cosa si tratta?
All’interno del nostro addome si trovano intestino e stomaco, e sono protetti dal peritoneo, una membrana sottile che li protegge ad uno strato più profondo, da uno strato di muscoli e infine, ad un livello più superficiale, dalla pelle.
Il secondo strato, quello dei muscoli, è quello più soggetto ad indebolimento, ed è qui che gli intestini possono ‘spingersi’ attraverso questo punto debole. Il rigonfiamento che ne risulta viene definito come ernia. Si parla di ernia ombelicale quando questa colpisce nella zona dell’ombelico. In alcuni casi si tratta di un problema presente sin dalla nascita, ma i primi problemi anche in questo caso nascono in età adulta.
Ernia ombelicale sintomi
Nel caso in cui sia di piccole dimensioni, assieme al gonfiore di cui abbiamo parlato possono essere presenti anche bruciore e dolore nella zona interessata, con quest’ultimo che può aumentare allorquando vi è un colpo di tosse o uno starnuto, o ancora quando ci si trova a sollevare dei carichi piuttosto pesanti oppure, altra casistica, quando si è costretti a passare molto tempo in posizione eretta. Infine, l’ernia ombelicale può essere accompagnata anche da disturbi intestinali, specialmente nei soggetti già predisposti a questo tipo di patologia.
Il rigonfiamento può essere, sostanzialmente, di due modi: ‘soffice’ e morbido, oppure rigido e ‘noduloso’. Ovviamente, la tipologia di ernia al tatto cambia in relazione alla gravità della stessa. Altro sintomo da valutare è il colore, che può variare sensibilmente dal rossastro fino al grigio tendente al blu (come un livido, per intenderci).
Le cause principali
Come già detto in precedenza, la causa principale di questo tipo di ernia è la debolezza dei muscoli. Questa però può essere il risultato ad esempio del sollevamento di oggetti pesanti, che può causare ad esempio anche l’ingrossamento dei linfonodi inguinali, oppure di un indebolimento graduale. Più passa il tempo più diventano grandi e pericolose, questo perché l’intestino può incastrarsi, tagliando poi l’afflusso di sangue. Si parla in questo caso di ernia strozzata.
Vediamo subito comunque, quali sono le complicanze più comuni. Considerate comunque che l’ernia strozzata può portare alla morte di una parte dell’intestino, cosa che richiede poi un’operazione chirurgica molto più complicata e rischiosa.
Ernia ombelicale adulto: le complicanze
Per l’adulto questo tipo di ernia, quando non trattata, può creare diversi problemi. Ad esempio, la cosiddetta ernia ombelicale strozzata, che porta ad un mancato afflusso di sangue verso un tratto dell’intestino: in questo caso, i dolori all’addome sono lancinanti, e spesso questi sono accompagnati da una totale occlusione e da vomito. Addirittura, nel caso non venga trattata per tempo, questa complicanza può portare alla morte del soggetto affetto, a causa di una gangrena tissutale oppure di una infezione che si propaga in altre zone dell’organismo.
Altro tipo di complicanza è la cosiddetta ernia incarcerata. Essa avviene nel momento in cui il tessuto addominale resta ‘intrappolato’, non riuscendo più a tornare alla posizione naturale. I disturbi che possono arrivare sono seri, ma meno della complicanza che abbiamo descritto poco sopra: i sintomi sono gli stessi, ma non si arriva nei casi più gravi alla morte.
Cure e intervento
Premesso che la soluzione va sempre trovata insieme al proprio medico di fiducia, di solito comunque è l’operazione chirurgica ad essere l’unica soluzione per l’adulto affetto da ernia ombelicale. In base alla sua dimensione, il chirurgo può consigliare al paziente di eseguire l’operazione in anestesia locale o generale. Il chirurgo che opera, poi, terrà conto di vari fattori, tra i quali i più importanti sono l’età e la storia medica del paziente.
Come si effettua l’operazione? Si tratta di una cosiddetta ‘operazione di routine’. Viene infatti praticata un’incisione sopra l’ernia, così da poter spingere verso l’addome il contenuto fuoriuscito. In seguito, i muscoli indeboliti vengono chiusi ma, nel caso la fascia da operare sia di notevoli dimensioni, il chirurgo può applicare sulla zona una specie di rete, che ha la funzione di contenere la rottura e di evitare eventuali future complicazioni.
Come accade per ogni operazione chirurgica, le complicazioni e i rischi sono dietro l’angolo. E’ sì un’operazione di routine ma, come ogni operazione, è possibile l’insorgere di alcuni problemi, anche se in questo caso poco probabili. Tra i principali, segnaliamo quelli annessi all’anestesia, che possono portare a nausea e vomito, problemi alle vie urinarie, mal di testa e mal di gola.
Tra i rischi più seri, invece ricordiamo gli attacchi di cuore, la polmonite e l’ictus. Oltre l’anestesia, ci sono altre possibili complicazioni, come il fatto che, se dopo l’operazione il paziente fa poco movimento, può conseguire la formazione di coaguli, che portano a spiacevoli gonfiori e ad un dolore nella zona operata. A questo problema, aggiungiamo poi i problemi generici che possono insorgere dopo un’operazione, come ad esempio sanguinamento e infezioni.
Ernia ombelicale: dopo l’operazione
Ribadiamo, a scanso di equivoci: si tratta di un’operazione semplice, che porta il paziente ad essere dimesso in giornata. Alcuni piccoli sintomi, però, sono all’ordine del giorno: parliamo ad esempio del gonfiore intorno all’incisione.
Evitate, pertanto, almeno per un paio di settimane di fare movimenti bruschi e di sollevare pesi: non solo per non riaprire la ferita, ma proprio per evitare all’ernia di tornare! Consultate, pertanto, il medico per quel che concerne le tempistiche e le modalità del vostro ritorno al lavoro.
Ricordatevi, infine, di tenere informato il vostro medico nel caso si presentassero sintomi come febbre, dolori addominali, gonfiore o infezioni. Ancora al dottore dovrete rivolgervi per scegliere la dieta post-operazione indicata per voi: generalmente, dovrà essere una dieta leggera, che nel giro di una settimana, gradualmente, vi porterà al ritorno alla normalità. Importante, ovviamente, non fumare e non bere alcolici.