Quando una tecnologia ne soppianta un’altra, a finire nel dimenticatoio sono anche i servizi che la prima erogava. E’ successo in ambito comunicativo con l’uscita di scena del telefono, oggi definito “feature phone” in quanto abilitato solo a telefonate ed SMS, e con l’arrivo dello smartphone, così denominato perché consente di fare cose che, un tempo, erano riservate solo ad un computer
In questo frangente alcuni servizi sono passati in secondo piano, prima affiancati e poi soppiantati definitivamente dalle molte possibilità offerte dagli smartphone. Vediamo alcuni di questi casi.
Un illustre “estinto” è senz’altro lo squillo. All’epoca in cui andava in voga, consentiva di risparmiare il costo di un messaggino grazie ad una logica simile a quella dei segnali morse. Se la domanda era “mi stai pensando?”, uno squillo voleva dire “Sì” e quello di replica corrispondeva ad un tenero “anch’io”. Per vedere se una persona era “online”, ovvero presente, quando non c’era il “traffico dati” e le app, si soleva proprio inviare uno squillo: la consuetudine, poi, sbarcò anche sui messenger (MSN aveva il trillo) e sui social (Facebook introdusse il “Poke”).
Un altro servizio che i millennials difficilmente ricorderanno è il T9 che, ancora qualche anno fa, mieteva diverse vittime. Grazie a questa feature, i telefoni dotati di tastiere fisiche permettevano di digitare più velocemente i messaggi: bastava iniziare a premere alcune lettere per vedersi proporre le combinazioni più frequenti secondo il dizionario del telefono. Il problema è che, nella fretta o per un gesto maldestro, non sempre si premeva la combinazione giusta. Oggi, nell’epoca del touch, più o meno gli stessi disastri vengono ottenuti con le app note come tastiere predittive: non essendo efficace l’intelligenza artificiale che v’è dietro, le conseguenze sono assai facili da immaginare…
Un’abitudine che siamo lieti di aver praticamente perso, o quanto meno reso meno “gravosa”, era quella dei loghi e delle suonerie. I primi erano illustrazioni sgranate, stile Minecraft, che venivano poste sulle Home del proprio telefono e riguardavano i temi più disparati: dai grandi marchi ai VIP passando per gesti iconici e forme embrionali di meme. Le suonerie, invece, erano un modo per personalizzare le chiamate o la ricezione dei messaggini.
Per avere gli uni e le altre spesso si finiva vittime di abbonamenti trappola pubblicizzati ovunque, persino in Tv: il risultato era che per scaricare una suoneria da pochi cent, ci si ritrovava un abbonamento capestro da 3/4 euro a settimana che prosciugava tutto il credito telefonico. Grazie agli App Store di oggi, è molto più facile reperire dei contenuti realmente gratuiti che assolvano alle medesime funzioni (i set di icone, per esempio).
Ultimo “dinosauro”, nella nostra rassegna sulle 5 abitudini dei telefonini ormai in disuso, è quello dei celeberrimi SMS che, attualmente, vengono regalati a vagonate dagli operatori telefonici (al contrario di quanto avviene per il traffico dati…). Un tempo, però, i bundle dei messaggini erano alquanto esigui e per gestirli al meglio ci si era inventati un linguaggio degno di Twitter con abbreviazioni e neologismo di ogni sorta. Nell’epoca di Whatsapp, finalmente, si può tornare a parlare un italiano decente. Scherzo…