Una delle pratiche più piccanti, che telefoni e smartphone consentono, è il “sexting”, che prevede lo scambio di contenuti eroticamente stimolanti tra due persone: un tempo, si trattava per lo più di SMS allusivi, mentre oggi – invece – il tutto si traduce nell’invio di immagini e brevi clip sessualmente esplicite. In questa guida, vedremo quali cautele vadano messe in atto nell’eseguire del sexting in perfetta sicurezza.
I motivi per i quali si può avere l’esigenza di fare del sexting sono svariati. Si può andare dalla lontananza del partner, all’esigenza di condividere dei momenti piccanti nelle fasi iniziali di una storia, senza trascurare le improvvise voglie che, in una relazione, possono sempre manifestarsi. Quale che ne sia il motivo, nell’eseguire del sexting, vanno adottate delle cautele, onde evitare che un hacker possa mettere in circolazione materiale riservato, o che accadano episodi di “porn revenge”, a seguito del quale uno dei due partner – a fine relazione – divulga il materiale spinto che coinvolge l’altro.
La prima cautela da adottare consiste nell’evitare il cloud: per questo motivo, nel caso si pratichi il sexting, è bene bloccare o sospendere le opzioni per il backup/sincronizzazione delle immagini col proprio servizio cloud di riferimento (GDrive per Android, iCloud per iOS). Diversamente, come nel caso della nota giornalista Diletta Leotta, il pericolo è che un hacker possa violare il backup remoto, onde divulgare il materiale hot, o ricattare la persona coinvolta.
Se, però, si decide di inviare i contenuti osé al di fuori del proprio device, è doveroso usare delle attenzioni. Innanzitutto, non bisognerebbe mai far riconoscere se stessi, o il proprio ambiente domestico: quindi, nel riprendersi, sarebbe molto saggio il non mostrare il volto, o il coprirlo (anche ex post, con software di fotoritocco), e l’usare come “set” uno scenario il più neutro possibile.
A questo punto, entra in causa la terza cautela, ovvero il bonificare le foto dei dati EXIF, metadati occulti che classificano i contenuti sulla base di parametri come ora, luogo, apparecchio fotografico usato, nome di chi crea il file, etc. Su ambiente iOS, sono disponibili applicazioni come “Metadata Cut” o “Photo Investigator”, mentre – in ambito Android – si rivela molto valido il ricorso a “Phot Exif Editor”.
Nello scambiare i contenuti, poi, sarebbe bene utilizzare applicazioni che supportano l’invio di contenuti che si auto-cancellano, come Snapchat (ma anche Instagram e Messenger), che segnalano nel caso qualcuno effettui lo screenshot di quel che riceve (Snapchat, Instagram), o che – meglio ancora – impediscono che qualcuno faccia l’istantanea di quel che visualizza a schermo (es. Privates, disponibile per iOS, ed in arrivo su Android e Windows Mobile).
Una volta che i contenuti siano stati scambiati, entra in campo un quinto accorgimento, per mettere in sicurezza il sexting: bisogna anche proteggere il proprio device con un sistema di sicurezza, come la scansione dell’impronta, un segno, un pin, o una password. In questo modo, il proprio device (o quello del partner, qualora adottasse lo stesso accorgimento) sarebbe al riparo da occhi indiscreti.
Collegato rimedio poc’anzi citato, ve n’è anche un sesto, che consiste nell’attivare la modalità “privata” o “incognito”: con tale modus operandi, il device – prezioso custode dei propri segreti – nasconderà in un’area protetta, e invisibile, gli elementi che non si vorrebbe fossero visti da occasionali utenti del nostro device (nel caso dovessimo prestarlo per una telefonata). Esistono anche diverse applicazioni in grado di offrire funzionalità simili, per i device che ne fossero nativamente sprovvisti: ad esempio, “KeepSafe”, e “Hide pictures”, in grado anche di occultarsi, creano delle piccole “casseforti” nelle quali poter depositare il proprio sancta sanctorum.
Dulcis in fundo, il settimo ed ultimo rimedio per un sexting davvero sicuro: scegliere l’interlocutore giusto. Bisogna fidarsi molto, sia nel momento presente che in prospettiva, della persona con cui si condividono i propri segreti: se si ha qualche dubbio, o si pensa che – in momenti d’ira – potrebbe essere “fuori controllo”, è meglio conservare solo sul proprio device gli elementi di cui, a condivisione avvenuta, ci si potrebbe pentire.