Essere un buon padre è certamente una delle missioni più ardue che un uomo possa essere chiamato ad affrontare nel corso della sua esistenza. Sin dai primi giorni della gravidanza infatti, c’è un tarlo che si annida nella mente di chi aspetta un figlio, ed è un qualcosa che lo accompagnerà per tutta la durata del suo viaggio di genitore, fino alla naturale scadenza del suo mandato: il dubbio; eterno, costante, logorante. Perché d’altronde, per abusare di locuzioni comuni, “non esiste un manuale”. Ed ognuno ha bisogno di comprendere da sé come riuscire a tirar fuori, da una persona buona, un padre persino migliore.
Il ruolo di genitore ha inizio molto prima della nascita di un figlio, e comincia già con la gravidanza: sin dal momento in cui sentirete le fatidiche parole: “Sono incinta”, sarete infatti chiamati a ragionare non più semplicemente come un uomo, bensì come un uomo e come un papà.
Ed essere un buon padre e marito non è affatto semplice. Ovviamente costanza, dedizione ed impegno, pur non essendo sinonimi di garanzia assoluta, sono le qualità che dovranno accompagnarvi per tutto l’arco della paternità. Sebbene non esistano di fatto chissà quali segreti misterici attorno all’arte d’essere genitori, vi sono comunque delle dritte alle quali è possibile rifarsi per cercare di essere un ottimo padre per il proprio figlio.
Essere un buon padre: le regole per non sbagliare mai
Il titolo potrà apparire come un’introduzione pretenziosa, ma è assolutamente funzionale al concetto che andremo ora esprimere, e che rappresenta la prima regola d’oro per essere un buon padre: non sbagliare mai, significa sbagliare sempre. Un padre è infatti il paradigma stesso dell’autorità per un bambino, specie in tenera età, e la sicurezza di essere costantemente nel giusto può condurre a commettere gli errori peggiori.
Come esseri umani non possiamo pretendere la perfezione da noi stessi, né possiamo pretenderla da nostro figlio: non esiste un tipo di educazione scientificamente migliore di qualsiasi altra. Esiste però il legame padre-figlio, ed è quella la bussola che dovrete seguire. Si tratta di un rapporto da coltivare tramite il confronto quotidiano, passo dopo passo, che evolverà da sé in base alle scelte che farete. E la consapevolezza di poter sbagliare -e capiterà, succede a tutti- è l’unico strumento che vi consentirà di comprendere i vostri errori, per potervi porre rimedio prima che sia troppo tardi.
Il secondo consiglio, è quello di iniziare ad immedesimarvi nel vostro nuovo ruolo di padre sin dal momento della gravidanza, e continuare ad essere presente sin dalla nascita di vostro figlio. Sembra infatti che maggiore sia il vostro coinvolgimento durante i primi mesi di vita del bambino, maggiori siano le possibilità di sviluppare un legame molto forte nel corso degli anni. E’ infatti sbagliato pensare che i bambini troppo piccoli siano incapaci di ricordare: le memorie della sua vita inizieranno ad essere scritte sin dal primo giorno. Con o senza di voi.
Terzo consiglio per essere un buon padre: non siate eccessivamente permissivi, né inflessibilmente intransigenti. Se l’Emilio di Rousseau ha clamorosamente fallito, anche giocare a fare i dittatori domestici è una pratica altamente controproducente, che qualsiasi pedagogista potrà facilmente sconsigliarvi nella maniera più assoluta. Ricordatevi sempre che un figlio, prima di essere un diritto, rappresenta una responsabilità. Ed un insegnamento esclusivamente dogmatico poteva forse andare bene per gli acusmatici pitagorici di duemilacinquecento anni fa, non certo per i genitori oggi.
Quarta regola: abolire sia il perfezionismo patologico, sia la mortificazione come strumento per “fargli le ossa”. Molti padri sono portati a vedere il loro bambino come il migliore di tutti, e per certi versi è naturale che sia così, ma non potrete mai pretendere da lui esattamente ciò che vi aspettate. Non è il personaggio di un videogioco, e non potete manovrarlo con un joypad. Inoltre eccessive pressioni sin dall’infanzia possono dare adito a serie patologie nel corso dell’adolescenza, come ad esempio la visnoressia (l’anoressia maschile, statisticamente sviluppata in particolar modo dai ragazzi cresciuti in un ambiente eccessivamente perfezionista ed arrivista). La competizione può essere sana, ma non deve diventare un’ossessione. D’altra parte, dispensare punizioni sproporzionate e frequenti non farà altro che farlo vivere nella paura e nel rancore, caratteristiche che rischieranno di alterare gravemente il suo equilibrio mentale anche e soprattutto in futuro.
Quinto ed ultimo consiglio per essere un buon padre: ricordatevi sempre che vostro figlio è essere senziente e pensante, una persona così come lo siete voi, che sarà chiamata a vivere la sua vita in piena autonomia quando ne sarà in grado. Il vostro compito nel frattempo è quello di far sì che quel diamante possa in futuro brillare al meglio delle sue possibilità, ma senza soffocare le sue inclinazioni naturali.
Non dimenticate che molte delle vostre aspettative nei suoi confronti, sono probabilmente destinate a non concretizzarsi mai. Ed un figlio non è, e non potrà mai essere, la vostra copia; né tantomeno l’involucro nel quale riversare tutte le vostre aspirazioni mai raggiunte. Quindi, prima di supporre di sapere ciò che sia meglio per lui, provate ad ascoltare quali siano le sue esigenze. Non dimenticate che il padre di Jim Morrison, ha sempre definito suo figlio come incapace di fare musica. E se il piccolo Jim gli avesse dato retta, il mondo non avrebbe mai conosciuto i Doors.