Quella dello squirting (o eiaculazione femminile), pratica recentemente impostasi all’attenzione mediatica grazie soprattutto all’industria della pornografia, è una questione capace di generare negli uomini (ma non solo) dei dilemmi al limite dell’esistenziale. Spesso infatti, quando si tratta di discutere di argomenti inerenti alla sfera sessuale, il riferimento allo squirting finisce per fare capolino: esiste? Non esiste? Si tratta di una realtà o è solo una leggenda? Non di rado, persino le donne stesse non riescono a fornire risposte soddisfacenti. E ciò contribuisce ad ispessire ulteriormente quel vago alone di mistero che circonda il mito dell’eiaculazione femminile.
In realtà, non si tratta affatto di una montatura: l’eiaculazione femminile esiste. Ma non è per tutte, e soprattutto, per arrivarci è necessario ricorrere a stimolazioni specifiche: il normale orgasmo femminile – per quanto possa essere incredibilmente piacevole ed appagante – non è sufficiente. Inoltre, sembra che alcune donne siano naturalmente incapaci di eiaculare (specialmente in relazione a patologie di matrice somatica), e ciò può aver contribuito a rafforzare in alcune persone la convinzione che si tratti di un falso. Uno studio dell’Università de L’Aquila risalente al 2002 ha inoltre preso in esame variabili come le aperture delle ghiandole periuretrali femminili (la larghezza delle quali varia significativamente da persona a persona) come discriminanti per la buona riuscita di questa pratica.
Insomma, nemmeno la comunità scientifica è ancora riuscita a venire a capo del fenomeno ed a spiegarlo completamente. Eppure, lo squirting è stato ormai riconosciuto come una realtà a tutti gli effetti; solo molto, molto difficile da mettere in pratica, soprattutto per i neofiti.
Squirting: alcuni consigli per stimolare l’eiaculazione femminile
La storia dello squirting è molto più antica di quanto si potrebbe essere portati a pensare: già nel 1559 il nostro connazionale Realdo Colombo menzionò l’eiaculazione femminile nel corso dei suoi studi sul clitoride. Italians do it better? No, the Scots do; almeno in questo caso. Perché fu proprio Alexander Skene, celebre ginecologo scozzese, a vederci più lungo di tutti quando nel 1860 capì che determinate ghiandole (componenti la cosiddetta prostata femminile, ora conosciute proprio come ghiandole di Skene in suo onore) servissero a lubrificare l’apparato genitale, ed avessero il gradito compito di aumentare la libido della donna durante l’atto sessuale.
Insomma, la questione relativa all’orgasmo femminile ed allo squirting è in realtà molto più tecnica ed “elevata” rispetto alle chiacchiere da pub, al punto da essere stata studiata per secoli in ambito medico. Ma se questa pratica ha ricevuto tutte queste attenzioni da parte dei migliori specialisti del campo, si è riusciti a comprendere le tecniche adatte per raggiungere il cosiddetto squirting orgasm? La risposta è: sì.
Punto focale dell’intera questione è un’altra chimera del sesso: il famigerato punto G. Il punto G corrisponde esattamente alle ghiandole di Skene (o periuretrali), localizzate attorno alla parete inferiore dell’uretra, e le sue dimensioni possono variare da donna a donna. Queste ghiandole rappresentano di fatto la radice stessa del clitoride, va da sé che un’intensa ed accurata stimolazione di queste regioni possa regalare alla vostra compagna dei momenti assolutamente paradisiaci.
Per raggiungere l’orgasmo vaginale mediante la stimolazione del punto G e far sì che questo si traduca in uno squirting perfetto, è necessaria una grande affinità di coppia: non dimenticate che sarete voi a dovervi adattare ai ritmi del suo piacere, ed una volta individuato il punto esatto e cominciata la masturbazione, dovrete essere bravi a comprendere in che modo procedere in base ai feedbacks che lei vi darà; ma non abbiate paura: con ogni probabilità, saranno tutt’altro che criptici.
Se avrete fatto un buon lavoro, lei inizierà ad avvertire un bisogno analogo a quello di urinare. In realtà non sarà affatto il richiamo della vescica, ma saranno proprio le ghiandole di Skene che, oramai sature di quel fluido che sono deputate a secernere (l’equivalente del liquido seminale maschile secreto dalla prostata), dovranno essere svuotate. L’orgasmo in quel caso coincide proprio con la fuoriuscita di quel composto biancastro e lattiginoso, a fronte delle contrazioni ritmiche del muscolo pubococcigeo che stringerà la sua vagina in una morsa di piacere apparentemente sconfinato.
Una delle tecniche più comuni per facilitare il raggiungimento dello squirting orgasm è far mettere la donna a pancia in su, ed iniziare a stimolare il punto G cominciando con piccole carezze, per poi intensificare il massaggio man mano che cresce il suo coinvolgimento. La cosa fondamentale in questi casi rimane sempre ascoltare il suo corpo: solo se le vostre mani saranno capaci di soddisfare quella gamma di esigenze che lei non era nemmeno conscia di avere, allora sarete finalmente in grado di farla squirtare.