Come scegliere un buon basso elettrico con pochi punti chiave

Trovarsi a scegliere uno strumento musicale non è facilissimo, ma ci sono alcuni punti chiave specifici per decidere se quello che abbiamo trovato fa per noi. Cerchiamo quindi di concentrarci sul basso elettrico, che è più complesso di quanto sembra.

Come scegliere un buon basso elettrico con pochi punti chiave

Il basso elettrico è uno strumento complesso che negli ultimi anni ha assunto caratteristiche davvero interessanti. In particolare i pickup sono migliorati, i toni si sono fatti più dettagliati e lo spettro armonico si è allargato non di poco. Questo si traduce nella necessità di un approccio più accurato allo strumento ed è qui che si cercherà di fare luce.

Per un basso che sia soddisfacente non si dovrebbe scendere sotto i 250 euro, ma già fra i 100 e i 200 si trovano tutti quelli per cominciare. Notare però che un basso da 150 euro non è di grande qualità e si deve mettere in conto il non riuscire a darlo via, cosa che con uno strumento migliore, invece, è abbastanza facile. I bassi di liuteria e quelli di fascia alta prevedono cifre da capogiro, ma fra i 500 e i 1500 euro si trova tutto quel che può soddisfare un musicista semiprofessionale.

Manico e pickups

Il basso suona non grazie al suo body, ma al suo manico, perchè da esso dipendono sustain, attacco e timbrica. Un Neck through, ossia un manico che va dalla paletta alla fine del corpo senza tagli trasversali, visto che quelli longitudinali sono la norma e servono per garantire la buona tenuta della nota alle basse frequenze, implica una qualità superiore dello strumento ed un suono ricco di basse. Un manico incollato, molto raro, non è un buon segno, ed il basso suona smorto, oltre ad essere a rischio rottura, visto il diametro delle corde. Il manico avvitato, invece, porta ad un suono nasale e classico, perchè taglia le ultra-basse e fa vibrare meno le corde.

Attivi o passivi? Single coil o humbucker? Bel dilemma: i single coil hanno meno volume e sono più brillanti, ma ronzano un po’, gli humbucker sono pieni, meno rumorosi, ma a volte perdono di definizione nel suono. Meglio scegliere un basso che monti pickup vicino al ponte e vicino al manico. I piezo nel ponte sono un optional, ma permettono di aggiungere attacco, se necessario. A questo punto si passa all’attività o passività dei pickup. Se ne trovano con guadagno unitario (la parte attiva è un buffer) o con un po’ di gain, ma attenzione, perchè con i toni aperti possono innescare fischi strani. I modelli buoni permettono di disattivare il preamplificatore e selezionarli come passivi o attivi.

Toni e volumi, grandi marche e piccoli produttori

Master tono, toni separati, volumi indipendenti o mix. I toni separati non servono a molto, ma ad alcuni piacciono; i volumi indipendenti invece si usano per tante soluzioni, anche se il bassista medio usa il volumi come on/off. Si possono avere bassi con un vero e proprio equalizzatore, ma è solo una spesa, una plancia più grande e più roba che si rompe. Meglio comprare un pedalino.

I bassi vengono prodotti da marchi strafamosi, ma anche da picoccole linee di pregio, ma quali preferire? Spesso i buoni produttori di chitarre fanno bassi scadenti e viceversa (scadenti vuol dire che sono poco personali e poco piacevoli, non che la lavorazione sia di basso profilo). Un basso made in UK o USA di solito vale la pena, come uno fatto in Giappone, ma non sempre si deve stare a guardare la marca. Un buon basso deve essere solido e prendendolo per il manico deve essere compatto. Non guardate troppo la marca, ma provatelo.

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