L’andropausa (nota gergalmente anche con l’appellativo di “menopausa maschile“) è una sindrome determinata dal fisiologico calo di testosterone, l’ormone che è in fondo il paradigma stesso della mascolinità. La presenza di testosterone nel sangue non è infatti costante, ma è soggetta ad oscillazioni che variano proprio in base all’età di un uomo: nell’adolescenza avviene la cosiddetta “tempesta ormonale”, si accentuano i caratteri sessuali secondari e si apprezza il cambiamento fisico di un individuo da ragazzo, a giovane uomo.
Ma dopo i 30 anni circa, il cosiddetto ormone della virilità inizia a scarseggiare: le gonadi ne producono sempre meno, possono aumentare l’irritabilità e le manifestazioni depressive, e questi processi naturali fisiologici-che un uomo avverte, eccome-rischiano di portare ad una somatizzazione di varia entità del disagio psicologico scaturito dalla “consapevolezza di stare invecchiando”.
Ad ogni modo, sebbene sia colloquialmente conosciuta come “menopausa maschile”, in realtà l’andropausa ha un decorso incredibilmente più lento: la menopausa si manifesta infatti in maniera molto rapida e marcata, mentre l’avanzata dell’andropausa è progressiva (a tal punto che numerosi ricercatori-specialmente inglesi-sono stati addirittura spinti a mettere in dubbio la sua stessa esistenza).
Come si manifesta l’andropausa?
I disturbi dell’andropausa, trattandosi della graduale diminuzione della produzione di testosterone da parte delle gonadi, si manifestano con i sintomi classici della carenza di quest’ormone: il metabolismo inizia a rallentare, specie quello dei lipidi e delle proteine. La carne inizia a starvi sullo stomaco per molto più tempo, il grasso si accumula, e cominciate ad avere difficoltà a mantenere un’erezione soddisfacente.
Ricordate tuttavia che questo disturbo non è da confondersi con l’impotenza, che può essere causata da molteplici fattori anche non correlati all’andropausa. Inoltre potreste sperimentare disfunzioni dell’apparato urinario e potrebbero iniziare a manifestarsi persino danni da aterosclerosi pluridistrettuale nel vostro apparato circolatorio. In sintesi, il quadro sintomatologico è del tutto simile a quello apprezzabile in pazienti affetti da ipogonadismo.
La differenza principale sta nel fatto che l’andropausa è una diminuzione progressiva dei livelli di testosterone con l’avanzare dell’età (mediamente avrete circa l’1,2% di testosterone in meno ogni anno dopo i 50, considerati per comodità convenzionale come l’età per l’andropausa per eccellenza), mentre l’ipogonadismo è una carenza di quest’ormone che può presentarsi in qualsiasi periodo della vita di un uomo.
Altri sintomi caratteristici di questa sindrome sono l‘ingrossamento della prostata, la perdita di capelli, gli sbalzi d’umore (con possibili picchi depressivi), la diradazione dei peli nella zona genitale e la riduzione del volume dei testicoli, oltre al calo del desiderio sessuale.
Come curare l’andropausa
Vi sono diversi rimedi naturali per l’andropausa, o quantomeno per fare in modo che la progressiva diaspora del testosterone dal nostro flusso sanguigno venga rallentata quanto più possibile. I primi accorgimenti da mettere in atto riguardano lo stile di vita: fumo e alcool peggiorano considerevolmente questa situazione, quindi se vorrete iniziare a sentirvi meglio, sarebbe opportuno abbandonare questo genere di vizi. Anche il resto del vostro corpo ve ne sarà grato. Inoltre, è opportuno fare specifici esami per l’andropausa, in maniera tale da poter valutare attentamente la necessità (o meno) di intervenire clinicamente: test del dosaggio ormonale degli ormoni androgeni, test della PSA, test del colesterolo, test delle transaminasi ed emocromo saranno necessari al vostro medico per comprendere le vostre condizioni di salute.
Particolarmente efficace nel rallentamento dei sintomi dell’andropausa si è dimostrata la fitoterapia (ovverosia la cura a base di piante ed estratti vegetali): trattamenti con semi di zucca ed ortica sono tra quelli che vanno per la maggiore, ma grandi benefici per il mantenimento dei livelli di testosterone sembrano essere apportati anche dalla Serenoa repens (pianta delle Arecaceae, considerata capace di inibire l’azione dell’enzima deputato alla distruzione del testosterone).
Qualora i trattamenti naturali non portassero a risultati apprezzabili, può essere una buona idea quella di ricorrere ad una terapia ormonale sostitutiva (cosa peraltro comune anche nella menopausa femminile). Tuttavia, visti i possibili effetti collaterali (tra i quali la possibilità di sviluppo di cancro alla prostata), è opportuno valutare attentamente questa ipotesi con il proprio medico prima di prendere una qualsivoglia decisione in tal senso.