Ci sono molte condizioni che raramente ci possono colpire quando siamo giovani ed in ottima salute, ma che a mano a mano che l’età avanza diventano sempre più uno spauracchio col quale sappiamo che, prima o poi, dovremo con molta probabilità fare i conti. Problematiche come l’ipersalivazione, ad esempio, sono tipiche della senescenza, così come lo sono altre situazioni cliniche come la diverticolosi.
Molti di voi probabilmente ne avranno già sentito parlare in relazione ai genitori se non addirittura ai nonni, dal momento che questo problema molto raramente colpisce nei giovani e diventa sicuramente più frequente, dal punto di vista epidemiologico, una volta passati i 40 anni d’età. Oggi andremo a capire meglio di cosa si tratta, come riuscire a stare meglio con l’alimentazione e cosa si intende quando si parla di diverticolite conclamata.
Cos’è la diverticolosi
Questa condizione consiste nella presenza di particolari estroflessioni della mucosa e della sottomucosa che possono generarsi in corrispondenza degli organi cavi dell’apparato digerente, le quali per l’appunto convergono verso l’esterno deformando il tessuto e creando delle piccole sacche. Queste estroflessioni vengono definite “diverticoli“, da qui il nome della condizione stessa.
I diverticoli si formano di norma nelle zone nelle quali la muscolatura del colon o dell’esofago risulta particolarmente indebolita, pertanto non possiede più la forza contrattile necessaria a mantenere l’organo interessato entro la propria sede naturale. Si tratta dunque principalmente di debolezza muscolare (locus minoris resistenziae) in rapporto alle pressioni interne esercitate sulle pareti degli organi interessati dal problema: quando la forza delle seconde supera quella del tessuto muscolare, è possibile che insorgano tali estroflessioni.
Come anticipato inizialmente, è raro che la diverticolosi possa interessare individui di giovane età in quanto generalmente è tipica della seconda e terza età, ovverosia dei periodi della vita durante i quali la muscolatura tende ad indebolirsi e può pertanto comportare l’insorgenza di questo problema.
Diverticolosi: cause e sintomi
Come abbiamo visto la causa principale consiste nell’indebolimento dei muscoli i quali, a causa della forza contrattile, non sono più in grado di contenere le elevate pressioni raggiunte all’interno del colon e dell’esofago. Tuttavia esistono numerosi fattori che possono essere determinanti per l’insorgenza di questa condizione, la quale – non a caso – risulta particolarmente presente nei Paesi industrializzati.
Oltre ad una predisposizione genetica più o meno marcata, chi è interessato dalla diverticolosi di norma segue uno stile di vita insalubre soprattutto dal punto di vista dell’alimentazione (ecco perché seguire una dieta sana e conoscere i cibi alleati della nostra salute è un ottimo metodo per evitare di incorrere in questo problema). In particolare è l’eccesso di grassi e zuccheri introdotti con la dieta, in concerto con la carenza di fibre e di acqua, a contribuire significativamente alla formazione dei diverticoli.
Tuttavia una volta che si sono venuti a creare i presupposti per la creazione di queste estroflessioni e queste ultime si manifestano, la condizione non è immediatamente patologica: una sua caratteristica è per l’appunto il suo essere completamente asintomatica, tant’è che molte delle persone che ne sono interessate non ne sono effettivamente a conoscenza. E’ solo quando i diverticoli si infiammano che si può parlare di diverticolite, ovverosia di diverticolosi sintomatica o malattia diverticolare.
Il sintomo più comune della diverticolite è indubbiamente il dolore localizzato a livello dello stomaco, che può presentarsi sotto forma di crampi addominali o come dolore diffuso a zone più ampie (in determinati casi arriva ad interessare persino la fossa iliaca). Altri sintomi della diverticolite sono la stitichezza e le febbri accompagnate da brividi frequenti.
Diverticolosi: cosa mangiare?
Quando la diverticolosi non è ancora sintomatica, non sussistono i presupposti per poter parlare di una patologia vera e propria. Cionondimeno non si dovrebbe sottovalutare questa condizione, che ad oggi interessa circa il 40% degli individui di fascia d’età compresa tra i 40 ed i 55 anni nei Paesi industrializzati (mentre una volta passati i 70 anni l’incidenza sale ad un vertiginoso 80%). Il fumo, l’abuso di alcolici, una dieta scorretta (troppo ricca di grassi e zuccheri semplici, povera di fibre), una idratazione insufficiente, l’essere sovrappeso o obesi e l’abuso di farmaci antinfiammatori sono tutte condizioni che contribuiscono a favorire l’insorgenza di diverticoli ed a peggiorare le condizioni di chi è già interessato da queste formazioni.
La prima cosa da fare è dunque migliorare il proprio stile di vita e correggere le cattive abitudini che hanno contribuito all’insorgenza del problema. La diverticolite può portare a sviluppare emorragie, infezioni, perforazioni intestinali e peritonite, pertanto è molto importante non sottovalutarla. Oltre ad evitare i fattori di rischio sopra descritti, è opportuno il consumo di almeno 30 grammi di fibre al giorno per ammorbidire le feci e diminuire il rischio di complicazioni; anche bere almeno 1,5 litri di acqua al giorno è fondamentale.
Evitare le verdure filamentose, alcolici e bevande irritanti come il caffè ed il tè, le spezie piccanti, il cacao, gli insaccati e gli alimenti che provocano meteorismo. Sono consigliati invece i cereali integrali, le patate, tre frutti al giorno e verdure come lattuga, sedano, carote, zucchine e cipolle.
Il trattamento medico può prevedere il semplice riposo ed una dieta a base di liquidi con eventuali prescrizioni di antibiotici in caso di infezioni, ma situazioni particolarmente gravi possono essere necessari il ricovero ospedaliero e l’intervento chirurgico, durante il quale verrà asportata la sezione del colon interessata dalla diverticolite.