La prostata ingrossata è un motivo di allarme per molti uomini, che non appena sentono il medico proferire le fatidiche parole Ipertrofia prostatica benigna vengono colti da un profondo senso di panico. Ma c’è davvero da preoccuparsi?
In realtà, la situazione è molto meno drammatica di quanto la ridondanza della terminologia medica possa lasciar supporre. Innanzitutto la IPB è una condizione benigna della prostata. Ciò significa che sì, altera le sue dimensioni ed è sicuramente da controllare, ma non crea metastasi capaci di attaccare altri organi all’interno del nostro corpo.
Pertanto il problema sarà esclusivamente locale. In secondo luogo, il legame che intercorre tra ipertrofia prostatica benigna e carcinoma alla prostata è ancora materia di studio della comunità scientifica, ma ad oggi non è ancora emerso alcun genere di prova che possa mettere effettivamente in correlazione queste due condizioni. Quindi, sebbene IPB e cancro alla prostata possano effettivamente coesistere, non è mai stata dimostrata una loro-anche solo lontana-consequenzialità.
In ultima, l’ingrossamento della prostata è una condizione fisiologica naturale: tutti gli uomini ne sono soggetti a partire dai 35-40 anni di età e proprio per questo sarebbe bene conoscere meglio quest’organo e sapere a che cosa serve. Premesso ciò, andiamo ora a vedere quali sono i sintomi dell’IPB, e cosa comporta esserne affetti.
Prostata ingrossata: ecco i sintomi principali
Tra i sintomi più comuni dell’iperplasia (o ipertrofia) prostatica benigna si riscontra la necessità di urinare più spesso del normale. Ciò è dovuto al fatto che l’aumento di volume della prostata, per via della collocazione di questa ghiandola all’interno del corpo umano, comporta l’esercizio di una pressione maggiore sul collo della vescica; questo potrà far sì che si avverta esigenza di svuotarla con maggiore frequenza. Altro sintomo tipico dell’IPB causato dall’ingrossamento della prostata è la difficoltà a urinare.
Ciò può determinare un indebolimento della vescica, e favorire la l’insorgere di infezioni e la formazione di calcoli. Inoltre, in soggetti affetti da ipertrofia prostatica benigna si registra una maggiore necessità di urinare durante le ore notturne (nicturia) ed il cosiddetto “sgocciolamento terminale”, ovverosia il fenomeno per il quale gocce di urina continuano a fuoriuscire dal pene anche in seguito alla minzione.
Prostata ingrossata: cosa fare e le cure più efficaci
E’ possibile diminuire il volume della prostata ingrossata grazie ad appositi trattamenti farmacologici, dopo aver ottenuto un esito positivo all’esame specialistico. Tra le terapie per la cura di questo disturbo vi sono la somministrazione di farmaci per la prostata ingrossata come alfabloccanti (silodosina, terazosina, alfuzosina e tamsulosina), capaci di rilassare il tono muscolare sia della prostata che della vescica, e l’assunzione di inibitori della 5a-reduttasi come la finasteride o la dutasteride. Questi ultimi inattivano gli enzimi che determinano la trasformazione del testosterone in diidrosterone, e possono essere utili a ridurre il volume della prostata ingrossata fino al 10-15%.
Inoltre è possibile sottoporsi ad un intervento per la prostata ingrossata come la TURP (resezione psrostatica trans-uretrale), nel corso del quale verrà resecata la porzione centrale della prostata responsabile dei sintomi urinari, e l’adenomectomia prostativa, consistente in una rimozione chirurgica della zona ipertrofica della ghiandola.
Prostata ingrossata: i cibi da evitare
Come prima misura cautelare, nel caso in cui si sia affetti da ipertrofia prostatica benigna è auspicabile ridurre il consumo giornaliero di acqua, specialmente nelle ore serali: questo diminuirà l’esigenza di urinare durante la notte. Inoltre sostanze come le bevande alcoliche sono da evitare, in quanto svolgono il duplice (ed indesiderato) effetto di aumentare il bisogno di urinare, e causare infiammazioni alla ghiandola prostatica.
Altri alimenti che possono influire negativamente sulla salute della prostata sono il caffè, gli insaccati, le spezie, il pepe e la birra. Seguire una dieta per la prostata ingrossata è dunque alla base del mantenimento di questa ghiandola in buona salute. E se già avrete dei problemi di IPB, di certo non vorrete causarvi da soli anche infiammazioni facilmente evitabili.
Altri rimedi per la prostata ingrossata, oltre all’esclusione di cibi potenzialmente nocivi, consistono nell’assunzione di pomodori e soia. Sapere cosa mangiare per la prostata ingrossata, potrà dare grandi benefici in supporto alla tradizionale terapia farmacologica.