Il tumore alla prostata (detto anche tumore prostatico o carcinoma della prostata) è una categoria di neoplasie che affligge la ghiandola prostatica, un organo chiave dell’apparato genitale maschile. Il tumore alla prostata è comunemente associato alla mezza età, in quanto tende a svilupparsi generalmente dopo i 50 anni, sebbene fattori genetici ed etnici possano essere variabili importanti nel determinare o meno l’insorgere di questa patologia.
Il cancro alla prostata viene inoltre spesso associato all’ipertrofia prostatica benigna (o IPB), sebbene nessuna ricerca condotta in ambito medico sia mai riuscita ad evidenziare una qualche correlazione tra i due fenomeni.
Questa categoria di tumori è una delle più diffuse negli uomini di tutto il mondo, dal momento che raccoglie il 15% di tutte le neoplasie diagnosticate negli esseri umani di sesso maschile (negli Stati Uniti è addirittura il secondo tumore più comune), e viene classificata in base ad una gradazione in scala da 1 a 10 per determinarne la gravità e l’aggressività.
Si tratta dunque di una patologia da non prendere affatto alla leggera, per la quale non esistono trattamenti preventivi: per questo è di fondamentale importanza cominciare a tenere sotto controllo la propria prostata una volta raggiunti i 40-50 anni di età, sottoponendosi ad intervalli regolari ad un check-up prostatico.
Cause del tumore alla prostata
Sebbene il tumore alla prostata sia oggetto di studio da parte di un gran numero di ricerche oncologiche, gli specialisti non sono ancora riusciti a determinare con esattezza le cause che determinano lo sviluppo di questa patologia. Tuttavia sono stati individuati dei fattori di rischio ben definiti, capaci di stimolare la trasformazione neoplastica e causare l’insorgenza di un tumore.
La maggiore causa di rischio è genetica: il tumore alla prostata è infatti causato da un’alterazione del ciclo cellulare delle cellule prostatiche, e cambiamenti che alterano il materiale genetico di queste ultime possono provocare la comparsa del cancro.
Lesioni precancerose particolari che sembra abbiano il potenziale per mutare in un tumore sono inoltre la neoplasia prostatica intraepiteliale, l’atrofia infiammatoria proliferativa e la proliferazione microacinare atipica.
I sintomi del tumore alla prostata
Uno dei fattori che fanno del tumore alla prostata un avversario temibile, è la sua iniziale asintomaticità: all’inizio del decorso di questa patologia, vi sarà infatti praticamente impossibile comprendere di esserne afflitti (se non mediate appositi test). Al contrario di quanto avviene per il carcinoma mammario dunque, nel caso di un cancro alla prostata ascoltare il vostro corpo non sarà sufficiente. Per questo motivo viene spesso rinnovato (e lo facciamo anche noi in questa sede) l’invito a sottoporsi ad un check-up prostatico a tutti gli uomini a rischio.
Anche se il tumore alla prostata è incredibilmente silenzioso, infatti, mediante il controllo del PSA (l’Antigente Prostatico Specifico) è possibile capire se un paziente sia sano, o se vi siano anomalie capaci di giustificare il ricorso ad ulteriori accertamenti.
Se il tumore viene ignorato, si inizieranno ad avvertire i primi sintomi veri e propri quando quest’ultimo sarà sufficientemente voluminoso da interferire con il normale funzionamento della prostata. Il quadro sintomatologico in questione comprende: difficoltà ad urinare ed a mantenere il flusso di urina costante, dolore durante la minzione, presenza di tracce di sangue nell’urina, stimolo ad urinare molto frequente (in particolar modo durante le ore notturne), dolore durante l’eiaculazione, malessere generale, perdita di appetito e stanchezza.
Molti di questi sintomi sono condivisi con l’ipertrofia prostatica benigna, e non è raro che un uomo il cui comportamento della prostata sia condizionato dall’IPB, si rivolga ad un andrologo con la convinzione di avere un tumore. In realtà ad oggi non esiste alcuna prova che la IPB possa causare la formazione di neoplasie, né è corretto indicarla come “tumore alla prostata benigno“, in quanto le cause dell’aumento di volume della prostata nell’IPB sono di natura ormonale, non neoplastica.
Tumore alla prostata: i test, le terapie e l’intervento
E’ possibile diagnosticare un tumore alla prostata mediante la misurazione del PSA, sebbene i risultati di questo test possano essere inficiati dalla presenza di ipertrofia prostatica benigna o infezioni localizzate. Per questa ragione, anche qualora il test del PSA fosse positivo, è sempre opportuno effettuare ulteriori accertamenti, per scongiurare il rischio di un falso positivo.
Altri metodi per la diagnosi del cancro alla prostata sono l’esplorazione rettale, eseguita dall’urologo o dal medico di base e volta a determinare l’esistenza di eventuali noduli sospetti, e la biopsia della prostata su guida ecografica, che consiste nel passo successivo all’esplorazione rettale.
Tra i trattamenti disponibili, la chirurgia radicale è di norma il più consigliato. Un intervento per il tumore alla prostata come la prostatectomia radicale (ovverosia la rimozione completa della prostata e dei linfonodi adiacenti al tumore) è l’ideale per risolvere il problema alla radice, qualora il tumore non abbia ancora causato metastasi, ovverosia non si sia diffuso ad altre regioni del corpo (in particolare, il cancro alla prostata ha la tendenza a metastatizzare nelle ossa).
Nel caso di un tumore maligno alla prostata che abbia attaccato altri organi o tessuti invece, la rimozione della ghiandola prostatica viene di norma accompagnata a terapie come la radioterapia o l’ormonoterapia, che mirano a distruggere le metastasi delocalizzate. Altra soluzione molto praticata è il ricorso alla brachiterapia, consistente nell’inserimento di “semi” che capaci di distruggere le cellule tumorali mediante il rilascio di radiazioni. Particolarmente inefficace per questo tipo di neoplasie è invece la chemioterapia.
Tumore alla prostata: tutto quello che devi sapere
Il tumore alla prostata è un avversario tenace e molto pericoloso, ma fortunatamente i progressi fatti nel campo della ricerca medica hanno fornito numerosi consigli per aumentare le nostre possibilità di sconfiggerlo, qualora si presentasse. Il che non è poi così improbabile, dacché è stato stimato che, in Italia, circa 1 uomo ogni 16 finisca con lo svilupparlo nel corso della propria esistenza.
Ma anche in caso di diagnosi positiva, è necessario non perdere la speranza: nel nostro Paese il 70% dei malati di cancro alla prostata è ancora vivo a cinque anni di distanza dalla diagnosi. Insomma, l’indice di sopravvivenza al tumore alla prostata lascia ben sperare; ed ogni anno, gli strumenti per combatterlo migliorano.
Ovviamente prenderlo per tempo è fondamentale, quindi ribadiamo quanto sia importante sottoporsi ad un check-up prostatico periodicamente una volta passati i 40 anni. A tal proposito, è bene specificare che tra i soggetti a rischio maggiore non vi sono soltanto coloro che hanno già avuto casi di tumore alla prostata in famiglia, bensì anche gli afroamericani, che per qualche ragione hanno una maggiore tendenza a sviluppare questa patologia (discorso opposto invece per gli orientali tra i quali, al contrario, è molto meno diffusa).
Sebbene non esistano tecniche di prevenzione specifiche, è possibile ridurre le possibilità di avere a che fare con un tumore alla prostata già semplicemente modificando le proprie abitudini alimentari: integrare cereali, frutta e verdura nella dieta è importante per mantenere la ghiandola prostatica in salute, così com’è di grande aiuto anche mantenersi fisicamente attivi ed in forma. Evitare invece carni grasse, alimenti aggressivi come spezie e peperoncino e superalcolici.
Per quel che riguarda il rapporto tra il tumore alla prostata ed il sesso, è possibile che questo genere di neoplasia possa causare impotenza negli uomini, vista l’importanza cruciale della ghiandola prostatica per l’apparato riproduttore maschile. Anche la terapia ormonale, particolarmente utilizzata per combattere questo genere di cancro, può causare annullamento del desiderio sessuale e determinare l’impossibilità di avere un’erezione.