La sincope vasovagale, conosciuta nel linguaggio comune col nome di svenimento, è una delle tipologie di sincope, appartenente alla categoria delle sincopi neuromediate. Si tratta di una perdita temporanea della coscienza o lipotimia, a cui fa seguito una perdita della posizione eretta, con conseguente caduta.
Questa perdita di coscienza è passeggera, ed è dovuta ad una stimolazione del nervo vago situato su collo, torace e intestino. Si tratta, nel concreto, di una conseguenza dovuta al minore afflusso di sangue al cervello, che è a sua volta causato da situazioni di particolare stress, come dolore o paura, che portano ad una dilatazione dei vasi sanguigni con conseguente abbassamento della pressione arteriosa e un minore battito cardiaco.
Si riconoscono di norma due tipologie di sincope vasovagale. La prima, quella ‘classica‘, è caratterizzata dal trigger (una causa scatenante), di natura emozionale o dovuta ad una eccessiva permanenza in posizione eretta. Quella ‘non classica‘, invece, non presenta un trigger alla base, o meglio esso non è direttamente riconoscibile. La prima, ovviamente, riguarda le persone più giovani, mentre la seconda è da ascrivere ai soggetti in età avanzata.
Sincope significato e cause
Nonostante non si abbia ancora una fisiopatologia ben chiara della sincope vasovagale (ovvero lo studio delle alterazioni che la causano), vi è un processo che possiamo considerare con ragionevole certezza alla base della sincope di questo tipo.
Come già accennato in apertura, la causa concreta dello svenimento è una vasodilatazione, dovuta a sua volta ad una momentanea inibizione del sistema simpatico; è la vasodilatazione, quindi, a generare una minore pressione arteriosa, e a portare di conseguenza un afflusso minore di sangue (e di ossigeno) al cervello. Nel contempo, vi è anche una contemporanea attivazione del sistema vagale, che riduce la frequenza dei battiti cardiaci.
Partiamo col dire che questo tipo di reazione del nostro corpo è un processo che si innesca in tutti i vertebrati; alla luce di ciò, attualmente i medici sono portati a considerare la sincope vasovagale non una patologia, quanto una caratteristica dell’uomo. In particolare, si tratta di un meccanismo che ha una funzione difensiva, in particolare del muscolo cardiaco.
Tale processo concede, di fatto, una ‘pausa’ al nostro cuore, cosicché si possa risparmiare ossigeno in una situazione che verosimilmente ne prevede un elevato dispendio. Negli animali, o almeno nella maggior parte di essi, tale processo non coincide propriamente con lo svenimento, ma questa differenza è dovuta alle maggiori dimensioni del cervello umano, che necessita quindi di un maggiore dispendio di ossigeno, con la conseguenza di essere più ‘sensibile’ ad una minore gittata di ossigeno.
Nel caso delle persone anziane, invece, le cause come detto sono di solito da ricercare non in un trigger, ma in una vera e propria serie di patologie, che hanno in comune tra loro un processo di degenerazione del sistema nervoso, che lo rendono in un certo senso più instabile, e quindi più sensibile ad improvvise attivazioni.
Sincope vasovagale: i sintomi
La sintomatologia della sincope di questa tipologia è caratterizzata da una gran serie di fattori, che precedono lo svenimento vero e proprio. Si passa da una situazione di pallore intenso e di sudorazione fredda e abbondante ad una perdita delle forze che si estende via via per tutto il corpo, fino ad arrivare a vertigini e giramenti di testa, e ad un dolore allo sterno.
Prima della perdita di conoscenza, vi è anche una percezione del battito cardiaco accelerato, oltre ad un campo visivo alterato e ad una percezione anomala di caldo e freddo.
La diagnosi
Sostanzialmente, la diagnosi consiste nell’esclusione delle cause dello svenimento non legate al processo descritto poco sopra. Si tratta di una serie di esami, che si può articolare in un elettrocardiogramma, un ecocardiogramma, un holter pressorio nelle 24 ore (per misurare, appunto, la pressione), e gli esami di routine del sangue, per escludere eventuali anemie o diabeti.
Inoltre, negli ospedali si pratica a volte il cosiddetto tilt test, che consiste nel provocare artificialmente la crisi vasovagale, rimanendo su di un letto inclinato di 60° per un tempo di circa 45 minuti; se dopo 20 minuti la crisi vagale non si presenta, viene somministrato al paziente un farmaco che ne abbassa la pressione. Lo scopo dell’induzione artificiale è quello di valutare anche le risposte del nostro corpo alla crisi.
Sincope vasovagale: terapia e cosa fare
Di solito, questa sincope non prevede alcun tipo di trattamento, ma a volte esso si rende necessario. Ne esistono di tre tipi: il primo è il trattamento farmacologico, con la somministrazione di midodrina; il secondo è quello chirurgico, con l’impianto di un pace maker che regola i battiti cardiaci qualora ce ne fosse bisogno, non intervenendo però sul calo della pressione.
Il terzo è quello comportamentale, con alcune manovre fisiche da compiere all’insorgere dei primi sintomi, per indurre un aumento della pressione arteriosa nella fase iniziale della crisi. Gli esercizi sono l’handgrip, ovvero lo stringere forte i pugni, che favorisce il ritorno al cervello di sangue venoso; il secondo esercizio è l’harm tensing, ovvero il tenere le braccia conserte esercitando una forte trazione; il terzo è il leg-crossing, ovvero l’incrocio delle gambe con particolare forza.
Per evitare la crisi, è importante innanzitutto evitare le situazioni che possono causarla, mentre all’insorgere dei primi sintomi è bene praticare gli esercizi della terapia comportamentale sopra descritti. Se non si riesce ad intervenire subito, la cosa migliore da fare è distendersi per terra, mantenendo i piedi più in alto della testa.