Spesso quando ci si riferisce alla fistola sacro coccigea si tende a fare confusione con il sinus pilonidalis. Quest’ultimo è una lesione cronica del tessuto cutaneo riconoscibile dalla sua forma rotondeggiante e che si manifesta in genere nell’area del sacro coccige da cui deriva il nome di cisti sacro coccigea.
La fistola pilonidale o sacro coccigea, invece, è una complicanza che deriva dal processo di ascessualizzazione della cisti pilonidale con conseguente apertura di un orifizio cutaneo verso l’esterno, pochi centimetri sopra l’ano e dunque nella piega interglutea.
Non vi alcuna correlazione fra fistola sacro coccigea e ano che, invece, può essere interessato da altre tipologie di ascessi che hanno origine proprio nel canale anale come la fistola anale ad esempio.
Cisti, ascesso e fistola sacro coccigea
Facciamo dunque un po’ di chiarezza e cerchiamo di comprendere meglio le differenze fra ciste pilonidale, ascesso pilonidale e fistola pilonidale. Sostanzialmente di tratta di tre diversi stadi della medesima patologia ed in particolare:
- La cisti sacro coccigea o pilonidale è una piccola tumefazione rotondeggiante, che può essere anche asintomatica o leggermente dolente solo alla palpazione. E’ caratterizzata dalla presenza di ciuffi di peli (da cui il nome latino “pili nidus”);
- Dopo un periodo, a volte anche molto lungo, in cui è stata silente, la cisti può passare alla fase successiva nota come ascesso sacro coccigeo legato ad una infiammazione per causa batterica con conseguente raccolta di pus. Il paziente la lesione provoca un certo dolore e arrossamento e può causare anche uno stato febbrile. In alcuni casi l’ascesso si rompe spontaneamente ed emette verso l’esterno un materiale cremoso e maleodorante con svuotamento della ciste che necessita però di un trattamento medico per arrestare la produzione di pus;
- L’ultima fase della malattia pilonidale è la fistola coccigea, il canale di comunicazione tra la cisti e l’orifizio esterno. Se non trattata può dare vita ad altre fistole in diverse direzioni che si estendono sua una regione sempre più ampia fino ad arrivare anche all’ano.
Cause principali
Alcuni studi recenti hanno dimostrato che l’azione di sfregamento dei glutei sia una delle cause principali della formazione della cisti sacro coccigea. Vi è poi l’incarnamento dei peli che formano dei “nidi” sottocutanei.
La scarsa igiene, la presenza di peli superflui, la sudorazione eccessiva, gli indumenti stretti, irritazioni locali e vita sedentaria possono, inoltre, favorire l’intero processo.
Fistola sacro coccigea: intervento
Per una guarigione definitiva è necessario ricorrere all’intervento chirurgico, in anestesia locale e quasi sempre in regime di Day Surgery senza la necessità di un ricovero ospedaliero.
Il periodo migliore per eseguire l’operazione è la primavera o l’autunno, evitando comunque i periodi troppo caldi per limitare il sudore ed i disagi connessi. Si può optare per due tecniche di intervento per la fistola sacrococcigea.
La prima, nota come tecnica aperta, prevede la totale asportazione della complesso formato da cute, sottocutaneo, tessuto pilonidale e orifizi. Il vuoto lasciato dall’asportazione viene zaffato per consentire una guarigione per seconda intenzione, attraverso la formazione di tessuto di granulazione a riempimento della ferita. E’ riservata a casi più gravi.
La tecnica chiusa, invece, prevede la chiusura della ferita subito dopo l’asportazione dei tessuti interessati dalla malattia pilonidale (chiusura per prima intenzione). Nei casi più semplici è quella che viene meglio accettata dai pazienti.
Intervento cisti pilonidale: tempi di guarigione
Il post operatorio con la tecnica aperta è piuttosto lungo e varia dalle 5 alle 8 settimane che equivale al tempo necessario per il completo rimarginamento della ferita. Il percorso è piuttosto fastidioso per via delle tante medicazioni che devono essere eseguite da medici o infermieri ogni tre giorni circa, con l’applicazione di nuova garze di contenimento delle secrezioni.
Con la tecnica chiusa la guarigione è decisamente più rapida anche se il dolore post operatorio può essere più intenso. Dopo un paio di settimane si può procedere alla rimozione dei punti di sutura.