I neutrofili sono la categoria numericamente maggiore di globuli bianchi, e si trovano ovviamente nel sangue, e quando siamo davanti ad una condizione di neutrofili alti, molto spesso ci si trova dinanzi ad infezioni batteriche, ma non solo, come vedremo più avanti. Essendo i maggiori ‘rappresentanti’ dei globuli bianchi nel sangue, un loro valore elevato è automaticamente la principale causa della leucocitosi, ovvero la condizione in cui i globuli bianchi sono in soprannumero rispetto alla norma.
La funzione principale di queste cellule è quella di esercitare delle azioni per difendere il nostro organismo, tramite un’azione incrociata con il sistema monocito-macrofagico e quello dei linfociti; anche questi ultimi, nel caso presentino dei valori alti nel nostro organismo, suonano come un campanello d’allarme del nostro organismo.
Si tratta di un elemento importantissimo nel nostro corpo, poiché è il principale componente di difesa del nostro organismo, e se tramite una sua analisi si riscontrano valori sopra la norma, allora è possibile procedere, tramite esami specifici, anche alla diagnosi di diverse patologie: oltre ad una funzione difensiva, quindi, esercita anche una funzione indiretta di monitoraggio delle attività del nostro corpo.
Neutrofili: come agiscono e valori normali
I neutrofili, quindi, servono a rimuovere i microrganismi patogeni dal nostro organismo. Questa azione implica 3 fasi: la chemiotassi, che consiste nel raggiungimento del luogo dell’infezione da parte dei neutrofili; la fagocitosi, ovvero la presa di contatto e l’ingestione dell’agente estraneo; l’attività microbicida, cioè la digestione di quanto fagocitato in precedenza.
Tali azioni sono possibili grazie alla presenza di particolari enzimi, alla struttura particolare della loro membrana citoplasmatica, e alla presenza degli anticorpi IgC, anche dette immunoglobuline G.
In condizioni ‘normali’, essi migrano all’interno del sangue, all’interno del quale restano per un periodo abbastanza limitato (dalle 6 alle 12 ore), in relazione alle esigenza del nostro organismo e alla patologia che lo affligge. Dopo aver compiuto la loro azione difensiva, vanno verso i nostri tessuti, dove permangono per qualche giorno prima di morire definitivamente.
Per quel che riguarda i neutrofili alti (ma anche per i neutrofili bassi), tale condizione può essere dovuta a due tipi di alterazione: alterazioni primitive oppure alterazioni acquisite (o secondarie). Le prime dipendono da mutazioni genetiche, che portano ad un difetto nella produzione e nella loro funzionalità; le seconde, invece, possono dipendere da agenti patogeni esterni, collegati ad altrettante patologie, come andremo a vedere a breve.
Neutrofili: i valori normali
Nelle condizioni cosiddette ‘di normalità’, rappresentano circa il 40-75% delle cellule provviste di nucleo, all’interno del sangue periferico. I valori normali, quindi, sono considerati quelli compresi tra un range di 1.500 e 7.000 neutrofili per millimetro cubo.
Ovviamente, però, quando si parla di valori presenti all’interno del sangue bisogna tenere sempre in considerazione alcuni fattori che ne influenzano il numero, come ad esempio età e sesso, ma anche la strumentazione presente all’interno dei laboratori nei quali si effettua l’esame. Altrettanto ovvia è, poi, la ‘valutazione relativa’ dei risultati, che dovranno essere inseriti dal vostro medico curante all’interno di un quadro clinico proprio di ogni singolo paziente.
Neutrofili alti: le cause
Dopo aver visto il range di valori in condizioni di normalità, possiamo quindi affermare che la media nella popolazione è di circa 4.000 cellule per ogni millimetro cubo di sangue. Si parla di neutrofilia, quando essi circolano nel nostro sangue con dei valori che vanno dagli 8-9.000 neutrofili per millimetro cubo di sangue a salire.
Le possibili cause sono numerose, e anche molto diverse tra loro. Si tenga in considerazione, ad esempio, che vi sono anche delle cause di tipo fisiologico, in cui la neutrofilia è moderata ed ha carattere temporaneo. Ad esempio, è normale trovare un valore alto di neutrofili nei neonati, nei giorni successivi alla nascita, ma anche quando si svolge una attività muscolare, o in presenza di sbalzi termici, stress e dolore.
Le infezioni sono la causa più frequente di neutrofili alti, soprattutto quelle batteriche, ma anche quelle fungine, virali o parassitarie. A volte, i valori aumentano anche a seguito di interventi chirurgici o di traumi, oltre ai casi di allergie e di malattie infiammatorie.
Anche l’assunzione di determinati farmaci e ormoni può portare ad un aumento di questo valore, così come con le neoplasie (carcinomi e linfomi, ad esempio), o ancora nei casi di fumo di sigaretta e nel caso sia una caratteristica ereditaria. Ulteriori cause possono essere delle intossicazioni (soprattutto da piombo e mercurio), una insufficienza renale acuta o anche leucemia mieloide cronica.
Neutrofili alti: l’esame
L’esame dei neutrofili è parte dell’emocromo con formula leucocitaria, ed è uno degli esami di routine del sangue. Esso serve a valutare la presenza (o a monitorare) le patologie che abbiamo descritto nel paragrafo precedente, oltre a controllare la risposta del nostro organismo ad una eventuale terapia che il vostro medico vi prescriverà.
Nel concreto, l’esame consiste nel prelievo di un campione di sangue da una vena del braccio. Per farlo, è necessario effettuare un digiuno precedente all’esame di almeno 8-10 ore, ed esso dovrà essere effettuato possibilmente al mattino (anche se sarà il medico a fornirvi le informazioni necessarie e più dettagliate).
Una volta effettuato il prelievo di sangue, il campione di sangue verrà portato in laboratorio, e il conteggio dei neutrofili avverrà o tramite dei contatori elettronici, oppure mediante l’osservazione diretta dal microscopio ottico.